
Filiera del riciclo tessile in crisi, Corertex lancia l’allarme: “Senza interventi immediati, l’autunno sarà drammatico”
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Corertex al tavolo ministeriale per la crisi della raccolta tessile: richieste urgenti per valorizzare gli scarti
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Crisi dei rifiuti tessili: Corertex avverte sul rischio sciopero se il tavolo istituzionale non produce soluzioni
Il Consorzio Corertex lancia un allarme pressante sulle difficoltà che sta affrontando la filiera del riuso e riciclo tessile. In attesa di interventi concreti dal Ministero dell’Ambiente, il rischio di tensioni e azioni straordinarie — come uno sciopero — diventa sempre più concreto.
Una situazione al limite
Raffaello De Salvo, presidente di Corertex, descrive una situazione ormai insostenibile. Le imprese operanti nel settore stanno perdendo margini a causa della stagnazione dei prezzi e dell’assenza di sostegni strutturati. Per evitare il tracollo, il consorzio ha partecipato al tavolo istituzionale convocato dal MASE, presentando un documento con azioni urgenti indispensabili per salvaguardare la filiera.
Problemi economici e normativi
Le criticità non derivano unicamente dalla flessione della domanda, ma anche da problemi normativi che limitano la possibilità di recupero:
• I rifiuti tessili da post-consumo non sfilacciabili a causa di normative più rigide (ISO, REACH);
• L’aumento di quantità ma la diminuzione di qualità degli indumenti raccolti, dovuta alla diffusione del fast fashion, che rende i materiali più difficili da riutilizzare o riciclare.
Il rischio lungo l’intera filiera
Il modello Prato — fiore all’occhiello dell’economia circolare — rischia di collassare se non riceverà aiuti urgenti. Lo sciopero, afferma Corertex, non è un’ipotesi remota, ma l’indicazione del disagio crescente. Senza soluzioni rapide, le raccolte rischiano di fermarsi, con inevitabili costi ambientali ed economici per comuni e cittadini.
Le proposte di Corertex
Corertex suggerisce una serie di misure urgenti per evitare il peggio:
• Sostegno finanziario temporaneo e agevolazioni fiscali (IVA zero per il second-hand e le materie prime seconde);
• Politiche punitive sul fast fashion mediante tasse sulle importazioni ultra-fast fashion;
• Riforma normativa: l’EPR e l’Espr avrebbero dovuto precedere l’obbligo della raccolta differenziata tessile, non seguirla;
• Un’adeguata infrastruttura legislativa, affinché le strutture esistenti non vengano smantellate prima dell’entrata in vigore delle normative.




