Il Riuso
Tutti noi, ogni tanto, abbiamo bisogno di fare spazio negli armadi e sfruttiamo il famoso e tanto atteso cambio di stagione per fare questa operazione, magari un po’ noiosa ma necessaria.
L’industria dell’abbigliamento produce un business da oltre 1,3 trilioni di dollari di fatturato, dà lavoro a più di 300 milioni di persone e fa uso di più di 98 milioni di tonnellate annuali di risorse non rinnovabili, compreso il petrolio per produrre fibre sintetiche, i fertilizzanti per le piantagioni di cotone, l’utilizzo di coloranti e ausiliari chimici per tingere e rifinire fibre e tessuti.
A questi si aggiungono 93 miliardi di metri cubi di acqua che contribuiscono a peggiorare la siccità, l’emissione di circa 1.2 miliardi di tonnellate di CO2 senza considerare il consumo in termini di Kilowatt di energia, riversando 500 mila tonnellate di microplastiche negli oceani, mentre il valore di abiti inutilizzati sfiora i 500 miliardi di dollari risultando così una delle industrie più inquinanti del mondo.
Nel bel mezzo di un’emergenza ambientale
Negli ultimi anni l’incremento dei redditi a livello globale e la diffusione di un modello di business come il FAST FASHION, ha portato il 6 marzo 2018 l’ONU a dichiarare pubblicamente: “L’industria del fast fashion rappresenta una chiara “emergenza ambientale”. Per i motivi di cui sopra c’è una nuova consapevolezza generalizzata sulla necessità di passare da un modello di produzione lineare ad uno circolare, seguendo i modelli di economia circolare già esistenti.
Le recenti normative europee impongono agli stati membri di rendere obbligatoria la raccolta differenziata sul tessile
La raccolta differenziata sul tessile comprende gli indumenti usati e gli scarti tessili da lavorazione industriale
…e chiedono che si punti su riuso e riciclo; ci sono due modi corretti per disfarsi dei propri capi d’abbigliamento, o attendere le usuali raccolte porta a porta organizzate dai Comuni oppure farsi un passeggiata e introdurli nelle apposite campane per la raccolta dei vestiti usati che generalmente sono sparse per le città.
Aziende autorizzate preleveranno il materiale, dalle campane o dal porta a porta, che verrà conferito ad altre aziende autorizzate che si occuperanno della prima selezione.
Queste aziende, chiamate “primi impianti”,
sono il primo anello della filiera dell’economia
circolare tessile e si occupano di recuperare
i cicli di post consumo (indumenti usati).
sono in grado di riusare fino al 65% e avviare al riciclo il 31% dei materiali lavorati,
con soltanto il 3/4 % del materiale non idoneo al riuso e non idoneo al riciclo da destinare alla discarica o termovalorizzazione, quindi circa il 97% dei nostri vestiti vieni riutilizzato.
per un totale di circa 50 mila mq coperti
con più di 600 addetti e una capacità di lavorazione di circa 70.000 tonnellate annue di indumenti usati.
…per dargli una seconda vita.
Senza il bisogno di nessuna trasformazione impattante a livello ambientale e nessun consumo di materia prima poiché effettuato con il solo utilizzo di manodopera, tanta passione, esperienza e competenza.